Focolaio di coronavirus a Trieste, 8 persone positive: 4 addetti import-export e 4 loro familiari
Trieste – Da venerdì 3 luglio è stata attivata a Trieste una capillare azione di tracciamento a seguito di un nuovo caso positivo di coronavirus. Oltre una trentina di tamponi hanno portato all’emersione di un focolaio del virus, con casi quasi tutti asintomatici. Sabato 4 luglio risultano 8 le persone collegate tra loro trovate positive al coronavirus.
“Sono stati eseguiti circa sessanta tamponi – ha informato il vicegovernatore con delega alla Salute del Friuli Venezia Giulia, Riccardo Riccardi – tutti con esito negativo, a persone entrate in contatto con i contagiati. Poi è partita un’ulteriore campagna di tracciamento dei contatti e siamo in attesa dei risultati di ulteriori 60 tamponi”.
Dei nuovi casi riscontrati a Trieste, “quattro lavorano nell’import-export e potrebbero avere avuto contatti con persone provenienti dall’estero – spiega Riccardi – quattro sono invece loro familiari. Nessuno si è recato all’estero di recente”.
Su questo focolaio, precisa Riccardi, “c’è una giusta attenzione, che non deve diventare allarmismo ma non può neanche essere sottovalutata. Ora continuiamo a lavorare con lo stesso tenore e la stessa impostazione tenuti in questa esperienza”.
Si tratta di “un contagio significativo dopo diversi giorni in cui non avevamo nessun contagio”. In generale, osserva Riccardi, “nell’ultima settimana si sono verificati tre casi che hanno avuto origine in altri Paesi: questo è un problema che intendiamo monitorare. Ma intendiamo anche far comprendere come il confine può rappresentare un problema”.
Come ha spiegato lo stesso Riccardi, la procedura di tracciamento è tuttora in atto e comprende i contatti avuti dalle persone trovate positive al tampone. “In questo modo – ha spiegato il vicegovernatore – stiamo lavorando per circoscrivere l’infezione che potrebbe avere origine da persone arrivate in Italia da paesi d’oltre confine. Un’ipotesi che ripropone una questione che solleviamo da tempo, confermata nei casi registrati in questi ultimi giorni. La sorveglianza sanitaria non può essere diversa tra gli stati e di fronte a questi fenomeni che stanno emergendo si ripropone il problema di conoscere le condizioni di salute di coloro che, provenendo da zone in cui i contagi stanno salendo, dovrebbero avere lo stesso livello di controlli”.
“Da qui anche la preoccupazione, più volte rimarcata in particolare da questa Amministrazione regionale, del passaggio di persone senza alcun controllo sulla rotta balcanica. Si tratta – ha concluso – di un problema che poniamo ancora da febbraio, ben prima di entrare nel lockdown”.