Da Pordenone a Erto a piedi, un ex voto per la fine della pandemia
Pordenone – Un ex voto per la fine della pandemia: un pellegrinaggio a piedi da Pordenone alla chiesetta di San Rocco di Erto, attraversando i magredi del Cellina e del Meduna, la Val Tramontina, la Val Silisia, la Valcellina, la Val Cimoliana e la Val Vajont. E’ questa la piccola impresa che si preparano ad intraprendere due pordenonesi appassionati di viaggi e di avventure in giro per il mondo, Piergiorgio Grizzo e Davide Bortuzzo. Il primo, 47 anni, giornalista che si interessa di storia e di viaggi, il secondo, 40 anni, fotografo, originario di Spilimbergo, specializzato in reportage nel Grande Nord (Islanda, Groenlandia, Far Oer, Lofoten) e non solo.
Il viaggio ha il sapore degli ex voto dei secoli passati: un dono o un impegno che il fedele assumeva nei confronti di Dio, della Madonna o dei Santi per chiedere che gli stessi ne esaudissero le richieste, ovvero come riconoscenza per una grazia ricevuta.
San Rocco è il protettore contro la peste, sempre raffigurato nell’atto di mostrare il bubbone lasciatogli dalla malattia, dalla quale era miracolosamente guarito. E’ uno degli ausiliatori più raffigurati in Friuli, insieme a San Sebastiano e San Cristoforo, viste le molte epidemie che flagellarono la regione nel corso della sua travagliata storia.
La Chiesa di San Rocco poco fuori dall’abitato della vecchia Erto, verso ovest, fu eretta attorno alla metà del XVII secolo e fu appunto un ex voto. Gli ertani vollero così ringraziare la Provvidenza per aver risparmiato il paese dalla grande pestilenza che aveva colpito il Nord Italia nel 1630 (la stessa peste raccontata dal Manzoni). A quell’epoca risale anche l’inizio dei “Cagnudei”, ossia la Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo, altro ex voto.
Grizzo e Bortuzzo partiranno dal duomo di Pordenone, dove si trova uno dei San Rocco più famosi, quello dipinto ad affresco su un pilastro della navata da Giovanni Antonio de Sacchis (tra il 1515 e il 1518) e da molti considerato un suo autoritratto. A circa 7 chilometri dal centro cittadino incontreranno i magredi del torrente Cellina, per poi passare a quelli del Meduna. Piccola deviazione verso Tauriano per visitare la chiesetta della borgata, anch’essa dedicata a San Rocco, e poi ancora verso nord per salire la Val Tramontina fino a Chievolis, risalire il torrente Silisia fino al lago di Selva e poi ancora avanti verso Ovest e verso la Forcella Clautana. Da lì ridiscendere verso Claut, con sosta in un’altra celebre chiesetta dedicata a San Rocco, non prima di aver visitato Casera Casavento e le grotte dei dintorni. Poi di nuovo in marcia verso Cimolais attraverso i prati di Pinedo, per imboccare la Val Cimoliana e attraverso Forcella Lodina scollinare in Val Vajont. “Abbiamo scelto il percorso più panoramico, più interessante dal punto di vista naturalistico, paesaggistico e storico, che ci consentisse di fare meno asfalto possibile – spiega Piergiorgio Grizzo – è un bel compendio di quello che si può trovare nel nostro territorio. I magredi, la steppa più grande dell’Europa Occidentale, le dolomiti, tra le quali alcuni angoli di autentico wilderness come la Val Silisia, e con spettacoli naturali imperdibili fatti di acque smeraldine, grotte, cascate. Contiamo di completare tutto in quattro giorni”.
“Certamente con il materiale che raccoglieremo in questo viaggio realizzeremo un documentario – continua Bortuzzo – ma il Cammino di San Rocco potrebbe diventare anche un itinerario turistico per appassionati di trekking e avventure outdoor, che va ad intersecarsi con il già esistente Cammino di San Cristoforo”.
Partenza il 7 o l’8 luglio a seconda delle previsioni meteo.