Il caldo di gennaio aumenta il rischio siccità e incendi. E le api si svegliano troppo presto
FVG – Il caldo anomalo e la mancanza di pioggia hanno già fatto scattare l’allarme incendi, mentre un numero crescente di regioni sta facendo i conti con la siccità nelle campagne con difficoltà per le coltivazioni e nei pascoli per l’alimentazione degli animali.
Il Friuli Venezia Giulia ha già dichiarato per questo l’emergenza climatica e ambientale insieme a Puglia, Toscana, Liguria, Emilia-Romagna e Marche.
Il risveglio anticipato di api e altri insetti
Un altro fenomeno preoccupante innescato dalle temperature sopra la norma e dalle ripetute giornate di sole di febbraio è il risveglio, con un mese di anticipo, dei circa 50 miliardi di api presenti sul territorio nazionale. Ingannate dalla finta primavera sono uscite dal 1,5 milione di alveari presenti in Italia, ricominciando il lavoro di bottinatura ed impollinazione.
Un risveglio pericoloso, avverte la Coldiretti, con il rischio che possa tornare il freddo facendo morire gran parte delle api, dopo una delle peggiori annate per la produzione di miele in Italia.
Il clima mite non si fa sentire solo sugli insetti utili, avverte la Coldiretti, ma anche sui parassiti alieni; le alte temperature, infatti, stanno favorendo la sopravvivenza della cimice asiatica, l’insetto killer dei raccolti arrivato dall’Asia che ha devastato i campi e i frutteti di 48 mila aziende in Italia; il tutto con un danno che nell’ultimo anno ha superato i 740 milioni di euro a livello nazionale.
Monitoraggi ambientali
Il monitoraggio della Coldiretti sugli effetti del clima ha rilevato un andamento anomalo per il 2020, che si classifica fino ad ora come l’anno più caldo di sempre sul pianeta facendo registrare una temperatura sulla superficie della terra e degli oceani, addirittura superiore di 1,14 gradi rispetto alla media del ventesimo secolo, sulla base dei dati di gennaio del National Climatic Data Centre (Noaa), che rileva i dati dal 1880.
Effetti sulle regioni italiane
In Italia le persistenti condizioni di tempo secco, con temperature nettamente superiori alla media, oltre ad alcuni focolai registrati nei giorni scorsi in alcune zone del territorio dell’Emilia Romagna hanno indotto – sottolinea la Coldiretti – l’Agenzia regionale per la sicurezza territoriale e la protezione civile a deliberare l’attivazione della fase di “attenzione” per il rischio incendi nei boschi nel pieno dell’inverno.
Nel mezzogiorno si fanno già i conti con l’allarme siccità in campagna e si riscoprono addirittura le messe con preghiere propiziatorie in provincia di Trapani a Gibellina mentre a Poggioreale, dove non piove da circa due mesi, è stata organizzata una processione del Santissimo Crocifisso e di Sant’Antonio da Padova, protettore del paese.
In Sicilia in vaste aree dell’isola i campi sono aridi e i semi non riescono neanche a germinare ma la mancanza di acqua ed il vento minaccia anche le lenticchie di Ustica e problemi nella zona del ragusano ci sono nei pascoli per l’erba è secca e si temono speculazioni sul prezzo del fieno per alimentare gli animali.
L’allarme si estende anche lungo la Penisola dove nel Basso Molise – spiega la Coldiretti – i terreni secchi seminati a cereali rischiano di non far germogliare ed irrobustire a dovere le piantine che verranno gelate dal repentino abbassamento delle temperature o peggio spazzate via in caso di piogge violente”.
I problemi non si esauriscono con i cereali ma toccano anche gli ortaggi, che già necessitano di irrigazioni di soccorso.
Rischio gelate
Il clima pazzo che non aiuta certamente la programmazione colturale in campagna ma espone le piante anche al rischio di gelate nel caso di brusco abbassamento delle temperature con conseguente perdita delle produzioni e del lavoro di un intero anno.
La natura è in tilt e a macchia di leopardo lungo la Penisola dove – riferisce la Coldiretti – si sono verificate fioriture anticipate delle mimose in Liguria e dei mandorli in Sicilia e Sardegna dove iniziano a sbocciare le piante da frutto, ma in Abruzzo sono in fase di risveglio, con un anticipo di circa un mese, gli alberi di susine, pesche mentre gli albicocchi in Emilia e in Puglia hanno già le gemme.
Non solo danni però, sui banchi – conclude la Coldiretti – sono arrivate con oltre un mese di anticipo le primizie per effetto di un inverno anomalo segnato da temperature bollenti che hanno mandato in tilt le colture lungo tutta la Penisola e se nel Lazio gli agricoltori offrono agretti, carciofi romaneschi, erbe spontanee come il papavero e le fave che sono già presenti anche in Puglia insieme alle fragole arrivate prima di alcune settimane e già pronte al consumo, mentre in Veneto ci sono addirittura già le chiocciole risvegliate in netto anticipo dal letargo insieme ai primi asparagi e all’insalata novella