Due imprenditori russi evadono le tasse per 11 milioni con il trucco della doppia residenza
Pordenone – Due imprenditori russi hanno evaso il fisco per oltre 11 milioni di euro con la truffa della doppia residenza: non dichiaravano redditi né in Italia né in Russia.
È stata la Guardia di Finanza di Pordenone a scoprirlo, dopo aver condotto indagini di Polizia Giudiziaria, delegate dalla locale Procura della Repubblica, nei confronti di alcuni cittadini russi, da tempo residenti nella Provincia, che, pur manifestando notevoli disponibilità economiche e patrimoniali, dichiaravano modeste situazioni reddituali.
Sono stati così individuati due imprenditori russi, regolarmente iscritti, con i relativi familiari, all’anagrafe di Pordenone, dove fruivano di tutti i servizi pubblici correlati a tale status residenziale, compresa l’iscrizione al Servizio Sanitario Nazionale.
I due cittadini stranieri, tuttavia, nel formalizzare l’iscrizione presso l’anagrafe comunale italiana, non avevano successivamente provveduto, ai sensi di legge, alla cancellazione della precedente residenza estera nella Confederazione Russa.
Tale attività ha comportato, conseguentemente, la contemporanea presenza di una “doppia residenza” degli imprenditori (sia ai fini fiscali che civilistici) in due Stati diversi, con il risultato che i redditi percepiti (di rilevante entità), anziché tassati, non venivano dichiarati in nessuno dei due Paesi o, alternativamente, rappresentati in maniera del tutto irrisoria rispetto all’importo reale.
A livello esemplificativo, i redditi conseguiti non venivano dichiarati in Italia per l’asserita “residenza in Russia” dei titolari; per contro, sugli immobili di residenza acquistati nel territorio nazionale le medesime persone pagavano imposte ridotte (o non ne pagavano, come nel caso dell’IMU) proprio sulla scorta della contestuale loro “residenza in Italia” correlata appunto all’abitazione principale.
Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pordenone, hanno consentito di rilevare come, al di là della doppia residenza, i cittadini russi avessero di fatto domicilio in Italia, dove svolgevano attività lavorative, unitamente alle proprie famiglie usufruivano dei relativi servizi pubblici, disponendo di autoveicoli ed anche di seconde abitazioni utilizzate per le vacanze.
Nei confronti dei contribuenti attenzionati è stata, inoltre, riscontrata la detenzione di ingenti disponibilità finanziarie (non dichiarate ai fini fiscali né in Italia né in Russia) in istituti di credito ubicati in altri Paesi esteri, tra cui le British Virgin Islands e Cipro.
A conclusione delle indagini sono stati contestati ai due imprenditori redditi non dichiarati per complessivi 11.771.000 euro, con conseguente denuncia, nei loro confronti, per il reato di dichiarazione infedele, previsto dall’art. 4 del D.Lgs. n. 74/2000.
In particolare, per uno di essi, la Commissione Tributaria di Pordenone ha emesso un provvedimento di sequestro conservativo per complessivi 7.800.000 euro, eseguito, tra l’altro, su proprietà immobiliari ubicate nei comuni di Pordenone e di Lignano Sabbiadoro.