Chiusura del punto nascita di Palmanova: punta dell’iceberg della controversa riforma sanitaria
Palmanova – La chiusura del punto nascita di Palmanova e la riapertura di Punto nascita e Pediatria di Latisana, sospesi più di tre anni fa, sono solo la punta dell’iceberg della ristrutturazione della sanità regionale avviata dalla Giunta guidata da Massimiliano Fedriga.
La questione sanità in Friuli Venezia Giulia
In presenza di cambiamenti epocali delle esigenze di salute dei cittadini, l’attuale amministrazione è orientata a riorganizzare i servizi secondo logiche in cui l’opposizione vede lo scavalcamento della partecipazione degli enti locali alle scelte ed un’avanzata del settore privato nella sanità.
La Giunta ha scelto proprio la sede di Palmanova per spiegare le motivazioni del nuovo modello del servizio sanitario regionale, in un incontro a cui hanno partecipato il governatore Fedriga ed il vicepresidente con delega alla sanità Riccardo Riccardi.
Di seguito riportiamo le versioni della Giunta, del sindaco di Palmanova Francesco Martines, del Partito Democratico, del Movimento 5 Stelle e del Coreaps, organizzazione rappresentativa delle professioni sanitarie in regione.
Le dichiarazioni del governatore Fedriga
“Non vogliamo tagliare” le risorse, ma “spenderle bene” perché “sono soldi sacri, dei cittadini” ha detto Fedriga. “Noi stiamo portando avanti la riforma del sistema sanitario che oggettivamente in Friuli Venezia Giulia è un sistema che non funzionava, con aumento dei costi e diminuzione dei servizi. Ce lo dice la stessa Corte dei Conti, quindi dobbiamo spendere bene quelle risorse. Quest’anno – ha concluso – abbiamo messo più soldi degli altri anni”.
Secondo il presidente, c’è la “necessità di compiere delle scelte per la tenuta del sistema, garantendo il diritto alla salute dei cittadini, ma senza alcuna intenzione di chiudere gli ospedali della regione, i quali verranno invece potenziati anche attraverso l’affidamento di precise mission”.
Durante l’incontro – fa sapere una nota della Regione – è stato riaffermato come la nuova programmazione sanitaria veda nel modello hub & spoke, in cui i piccoli ospedali si specializzeranno garantendo sul territorio un’offerta differenziata e di qualità, l’opportunità di non decretare la chiusura di alcun ospedale.
“Le decisioni in tema di sanità – ha detto Fedriga – non possono essere compiute per ottenere un consenso immediato perché in gioco c’è il futuro della nostra salute. Sarebbe stato più facile tenere aperti tutti e due i punti nascita – ha proseguito – ma questa non è la politica che pensa al futuro. Nel compiere la scelta, ci siamo affidati anche ai professionisti, capaci di produrre dati previsionali utili a capire cosa succederà di qui ai prossimi anni, così da strutturare il sistema per rispondere concretamente sia alle esigenze della popolazione sia alla sostenibilità”.
“La soppressione del punto nascita di Palmanova – ha chiarito il governatore – non significa chiudere la struttura ospedaliera, quanto invece potenziarla. Si tratta di una scelta necessaria che dobbiamo avere il coraggio di compiere per assicurare e garantire il diritto alla salute dei cittadini”.
“Grazie a questa programmazione – ha sottolineato Fedriga – possiamo garantire che gli ospedali resteranno aperti; diversamente, se non si fossero operate delle scelte, il rischio concreto sarebbe stato quello di vedere un sistema non in grado di reggere, con la conseguente chiusura dei presidi ospedali”.
Fedriga, nel rimarcare l’assunzione delle responsabilità per le scelte fatte, ha ribadito la ratio che ha guidato l’amministrazione regionale nella decisione, dettata anche dalla preoccupazione di non lasciare in eredità un crollo delle prestazioni sanitarie in regione.
Le ragioni dell’assessore Riccardi
Per Riccardi la salute deve essere garantita da un nuovo modello che tenga conto delle mutate condizioni della società. “Vanno fatte scelte coraggiose non solo di natura economica, ma anche in considerazione della carenza di medici: dobbiamo concentrare le attività affinché i professionisti possano svolgere al meglio il proprio lavoro in strutture dove è alto il numeri dei casi, permettendo loro di accrescere le competenze e acquisire ulteriore professionalità a vantaggio dei cittadini. Dividere le prestazioni su tutti i presidi della nostra regione non è sinonimo di sicurezza”.
Nel ribadire che non vi saranno chiusure dei presidi ospedalieri, Riccardi ha citato la storia di un bambino a cui non venne diagnosticato un tumore a causa di un’inefficienza nella strumentazione: “è necessario scegliere al di là del consenso – ha sottolineato Riccardi -. Come uomo, padre e amministratore non voglio permettere che casi analoghi si ripetano”.
L’analisi di Gianna Zamaro e Giuseppe Tonutti, dirigenti della Sanità regionale
Gianna Zamaro, direttore centrale della Salute, ha fatto un’analisi di contesto evidenziando come l’indice di vecchiaia e l’aspettativa di vita siano aumentati e come, in questa situazione, il sistema sanitario regionale debba fronteggiare un equilibrio demografico che porterà sempre più ad accentuare la crescita della popolazione anziana e le nuove necessità di cure che questa richiede.
Per rendere concreto che cosa ha prodotto il mancato incrocio fra evoluzione del bisogno di salute, adeguamento tecnologico e capacità di risposta del sistema, Zamaro ha citato un dato fra tutti: la fuga dei cittadini per gli interventi di protesi (anca e ginocchio) nella popolazione Fvg: nel 2010 erano 2.351 (fuga extra regione 16%), nel 2017 si sono attestati a 4.238 (fuga extra regione 25%).
Evidenziati anche i numeri su come sono cambiati i bisogni di salute della popolazione dal 2000 al 2018: sono aumentati i pazienti cronici con pluripatologie (326.083 nel 2002, 493.087 nel 2018) e, nel medesimo periodo, la natalità è calata del 17% così come il ricorso all’ospedale (nel 2000 ogni 10 abitanti 1,84 ricoveri, mentre nel 2018 ogni 10 abitanti 1,38 ricoveri). Quanto ai dati sul presidio ospedaliero Palmanova-Latisana, durante l’incontro è emersa una percentuale totale di fuga del 34,5% e del 6,7% verso strutture extra regionali mentre il 27,8% riguarda la fuga verso le strutture regionali.
I dati sull’assistenza ospedaliera nella Bassa Friulana forniti da Giuseppe Tonutti, commissario straordinario dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Udine, hanno rilevato come, fino al 2018, un cittadino su tre, per discipline presenti fra Latisana e Palmanova, abbia scelto di recarsi altrove. Numeri, secondo Tonutti, che palesano la necessità di differenziare il mandato delle due strutture con Latisana dedicata all’attività chirurgica urgente e Palmanova alla chirurgia programmata.
La versione del sindaco di Palmanova Francesco Martines
Di tutt’altro tenore la versione del sindaco di Palmanova Francesco Martines, che ha partecipato all’incontro assieme ad altri sindaci: di Cervignano del Friuli, Bagnaria Arsa, Campolongo – Tapogliano, Torviscosa, Terzo d’Aquileia, Aiello, Romans d’Isonzo, Chiopris- Viscone, San Vito al Torre, Grado, Gradisca d’Isonzo, Villesse, Medea, Bicinicco, Ruda, Fiumicello – Villa Vicentina.
In un comunicato dal titolo “Palmanova: Fedriga e Riccardi accolti tra i fischi. Applausi ai Sindaci del territorio”, Martines accusa la Giunta: “Non ci hanno fatto parlare, ci hanno negato il dibattito, ci hanno negato di consegnare le 16.500 firme pubblicamente davanti ai cittadini, nelle mani di Fedriga. Un incontro pilotato dalla casta, che però non ha sottratto Fedriga e Riccardi dalla contestazione dei cittadini e degli operatori sanitari presenti, che invece hanno rivolto applausi ai Sindaci. Oggi ci hanno dimostrato una volta di più che hanno paura del confronto perché sanno benissimo che le loro scelte sono scellerate ed indifendibili davanti a qualsiasi cittadino e soprattutto davanti ai numeri. L’obiettivo è chiaro: vogliono chiudere entrambi i punti nascita e ridimensionare la rete ospedaliera della Bassa friulana”.
“La tecnica comunicativa usata è da propaganda delle più becere: si è usata una vicenda umana per strappare un po’ di consenso. Si sono usati i professionisti, dipendenti della Regione e un medico in pensione, in maniera strumentale e impropria, invece di ascoltare i tanti professionisti che per tempo avevano chiesto, documenti alla mano, di non chiudere Palmanova” afferma Martines.
“Ci siamo sentiti dire quello che anche noi stiamo ribadendo da mesi ovvero che si deve guardare ai numeri e ai flussi. Ma nessuno dei relatori ha potuto rispondere alle tante domande di chi negli ospedali ci lavora: cosa faranno se tra un anno Latisana non raggiungerà i 500 parti? Chiuderanno anche quel punto nascita? Se il problema è la programmazione e il calo delle nascite perché non si chiudono anche gli altri punti nascita minori, primo fra tutti Monfalcone, che sta a 20 minuti da Trieste, e il punto nascita privato di Pordenone?” si chiede ancora Martines.
“Decidendo di accelerare la chiusura stanno mettendo a rischio la sicurezza di mamme e bambini. Una deportazione in piena estate di donne incinte, con la difficoltà a coprire i turni dei medici in ferie, con la terza corsia in piena attività (proprio stanotte il tratto Palmanova – Latisana sarà chiuso per lavori), con un punto nascita che riapre senza accreditamento: così si gioca sulla pelle dei cittadini. Se succederà qualcosa chi risponderà? Non certo il governatore e il suo vice: il primo non ha nemmeno partecipato alla votazione in aula sull’emendamento per la chiusura di Palmanova e il secondo non si è preso nemmeno la responsabilità di firmare una delibera di giunta”.
“Anzi, anche oggi Fedriga ha ribadito che ci hanno deliberatamente impedito di ricorrere al Tar perché questa è una scelta della politica. Mi chiedo se questi politici si prenderanno la responsabilità se dovesse succedere qualcosa”.
La protesta dei cittadini
Al termine del convegno decine di persone, tra cui molte mamme incinte, si sono rivolte al presidente Fedriga per esprimere le proprie proteste e preoccupazioni, ribadendo la fretta ingiustificata che sta provocando disorientamento e allarme in gran parte della popolazione della Bassa friulana.
Il Partito Democratico attacca la Giunta
“Oggi a Palmanova abbiamo avuto l’immagine chiara dell’arroganza del potere che non ascolta niente e nessuno. Fedriga ha scelto questa strada, e da qui in avanti dovrà fare i conti con un’opposizione che non sarà solo quella dei partiti, partendo dai cittadini cui ha tappato la bocca e riempito le orecchie di fandonie”. Così il segretario regionale Pd Fvg Cristiano Shaurli.
Il responsabile Sanità del Pd Fvg Roberto Trevisan, presente a Palmanova, ha rilevato che “finalmente abbiamo conosciuto gli esperti che hanno sostenuto lo spostamento del punto nascita a Latisana, i quali si assumeranno fino in fondo la responsabilità di quanto deciso dalla politica. Eclatante l’assenza del direttore dell’Arcs Zavattaro, che dovrebbe coordinare l’evoluzione organizzativa del nostro SSR”.
Per Trevisan “Fedriga dice bugie: spende i soldi dei cittadini e crea le premesse per ridurre Palmanova e tutta la Bassa friulana ad un presidio territoriale senza emergenza, mentre Latisana rischia di avere flussi insufficienti per mantenere il punto nascita, come dichiarato in passato dalla stesso Riccardi. Molte future mamme andranno a partorire a Udine o a Monfalcone, probabilmente il vero obiettivo di Fedriga e della Lega”.
“Così si programma lo sfascio della nostra sanità, si insultano in un colpo solo oltre 15mila cittadini e – conclude Shaurli – nel giro di poco si rischia, o forse proprio si vuole, lasciare l’intera Bassa senza punti nascita ed aree di emergenza”.
La posizione del Movimento 5 Stelle
Toni più smussati quelli del Movimento 5 Stelle: “Capiamo la necessità di spiegare le scelte fatte, come nel caso del Punto nascita e della Pediatria di Latisana, ma non è più procrastinabile il confronto sul nuovo modello di sanità regionale – ha fatto sapere il consigliere regionale del Movimento 5 Stelle, Andrea Ussai. – Oggi si è svolto a Palmanova un incontro in cui il presidente Fedriga e il vicepresidente Riccardi, assieme ad alcuni professionisti della sanità, hanno voluto spiegare le motivazioni che hanno portato alla scelta di riattivare il Punto nascita e la Pediatria di Latisana (sospesi più di tre anni fa) e di chiudere questi servizi a Palmanova, specializzando questa sede per gli interventi di chirurgia programmata”.
“È comprensibile l’esigenza di rivendicare questa scelta, che abbiamo condiviso, e di informare la popolazione a cui qualche sindaco ha raccontato parecchie frottole per mero interesse elettorale, alimentando in malafede battaglie di campanile sulla pelle dei cittadini – sostiene Ussai -. Ma ci sembra sia urgente iniziare il confronto, dati alla mano, sul nuovo modello di sanità regionale anche con i consiglieri regionali, le rappresentaze sindacali e i professionisti di tutta la regione”.
“Dispiace che si utilizzino a spot i dati sulle liste di attesa, sulla figura extraregionale e sulla mancata corrispondenza delle strutture agli standard nazionali quando sono mesi che, inascoltati, chiediamo all’assessore di incominciare a ragionare sui numeri per rivedere l’offerta dei servizi sanitari in Friuli Venezia Giulia – conclude l’esponente M5S -. Ci auguriamo che si convochi al più la Commissione regionale sanità o almeno un’assemblea pubblica per permettere a tutti di partecipare, prima che arrivi il prossimo emendamento di programmazione sanitaria nell’ennesima legge omnibus”.
Insoddisfatti i rappresentanti delle professioni sanitarie
Infine il Coreaps Fvg, organizzazione rappresentativa delle professioni sanitarie in regione, ha espresso tutta la propria insoddisfazione per quanto accaduto in occasione dell’incontro di Palmanova.
Seppure formalmente invitati, i rappresentati delle professioni sanitarie non sono riusciti ad accedere a una sala “evidentemente scelta con superficialità, visto che si è rivelata inadeguata a consentire l’accesso dei rappresentati istituzionali”, nonostante fossero tutti in possesso di un invito formale.
Gli Ordini delle professioni sanitarie, ma anche alcuni Sindaci, rappresentanti dei Sindacati e di Federsanità Anci, sono rimasti fuori dalla porta, non riuscendo a partecipare al confronto.
Si tratta decisamente, sottolinea il Coreaps, di un’occasione persa per favorire l’ascolto e il confronto sui temi della sanità, in una fase delicata per il sistema sanitario del Friuli Venezia Giulia.
Ci auguriamo, aggiunge il Coreaps, “che siano a questo punto gli organi istituzionali regionali a ripristinare le condizioni minime di agibilità politica necessarie per continuare il confronto”.