11 ottobre sciopero generale dei Cobas per protestare contro il Green Pass. Alitalia cancella 127 voli
Trieste – I sindacati Cobas, Confederazione dei Comitati di Base hanno indetto per oggi lunedì 11 ottobre uno sciopero generale e nazionale “contro il Green pass, per un movimento nazionale di resistenza di tutti i lavoratori e lavoratrici e per un’alternativa radicale al sistema dominante”.
Le Aziende di trasporto pubblico locale ed il Servizio Sanitario regionale, nel comunicare che saranno possibili disagi per l’utenza, assicurano che sono garantiti i servizi essenziali.
Forti i disagi nel trasporto aereo interno. Sono 127 sull’intera rete i voli, tra nazionali e internazionali che Alitalia si è vista costretta a cancellare oggi a causa dello sciopero di 24 ore del trasporto aereo. Come conseguenza delle soppressioni dei voli di oggi, la compagnia, in un comunicato, informa ha annullato anche 10 collegamenti già nella giornata di ieri ed altri 11 in quella di domani. Alitalia ha attivato un piano straordinario che prevede l’impiego di aerei più capienti per riprenotare i viaggiatori coinvolti nelle cancellazioni sui primi voli disponibili in giornata. Alitalia informa quindi che “i passeggeri coinvolti nelle cancellazioni possono controllare su quale volo sono stati riprenotati collegandosi al sito www.alitalia.com e inserendo, nella sezione ‘i miei voli’ in home page, il proprio nome, cognome e il codice di prenotazione.
Le motivazioni dello sciopero in una nota COBAS
Lo sciopero di oggi è stato indetto principalmente “contro le politiche del Governo Draghi e dell’Unione Europea in quanto rivolte a scaricare la crisi sulle spalle dei lavoratori e delle lavoratrici ad esclusivo vantaggio della classe padronale e del potere finanziario”.
“Con l’ultimo decreto legge – si legge nel comunicato Cobas – si completa la dittatura dei ricatti, la riduzione del popolo a pura sudditanza, il soffocamento di ogni libertà. Quella appena deliberata è la normativa green pass più rigida al mondo. Tra i dittatori spiccano: Draghi, Figliuolo, Speranza, Letta, Conte, Salvini, Gelmini, Cgil-Cisl-Uil. Ovunque, in tutti i luoghi di lavoro si percepisce dai lavoratori il serrare sempre più stretto ai polsi delle catene imposte da una classe dirigente allo sbando. Il controllo digitale imposto tramite il certificato verde, la rottura completa della dignità di ogni cittadino, di ogni lavoratore, mirano a far ingurgitare mestamente tutte le pesanti e dolorose misure economiche di lacrime e sangue che stanno cominciando ad abbattersi su tutti.”
“La cosiddetta emergenza sanitaria – sostengono i Cobas – che attraversa e sconvolge l’intero pianeta, altro non è che una manifestazione molto acuta di una crisi storica dell’intero sistema capitalista e della sua incapacità ormai irreversibile di rispondere ai suoi bisogni più elementari”.
Così prosegue il comunicato del sindacato: “La legge dello sfruttamento e del profitto che ne regolano il funzionamento si ergono al di sopra e si rivoltano contro l’umanità intera, condannandola progressivamente alla sola prospettiva della guerra, della miseria e della cancellazione di ogni diritto e libertà acquisiti”.
“L’imposizione dell’obbligo vaccinale – scrivono ancora i Cobas -, attraverso l’introduzione di un “lasciapassare sanitario” (noto in Italia come “Green-pass”) è sempre più palesemente parte integrante dell’offensiva padronale che in Italia ha ricevuto un definitivo “semaforo verde” con lo sblocco dei licenziamenti unitamente ad un pacchetto di misure aggiuntive basate sull’aumento dei prezzi di alcuni beni essenziali (bollette, benzina, ecc.) e sullo sblocco degli sfratti. L’obbligo di possesso del “lasciapassare”, esteso a partire dal 15 ottobre a tutto il mondo del lavoro, fa crollare ogni residua parvenza di misura per il contenimento della pandemia e di salvaguardia della salute pubblica, evidenziando, al contrario, il suo ruolo di strumento politico (dittatoriale) finalizzato alla divisione e al controllo dei lavoratori, per poter proseguire senza ostacoli nei suoi piani di ristrutturazione”.
“Parallelamente, nelle piazze di tutto il mondo, assistiamo alla mobilitazione di milioni di persone, per lo più proletari, che, seppur privi di una prospettiva politica chiara e alternativa a quella dei circoli dominanti, attraverso scioperi e manifestazioni, si stanno contrapponendo alle misure antipopolari, restrittive e inaccettabili, in Italia simboleggiate dal Green-pass (ma non solo)”.
“L’attuale congiuntura – prosegue la nota Cobas – determinerà una crescente polarizzazione sociale e politica, mentre si consuma l’ennesimo tradimento delle componenti storiche del Movimento Operaio (la cosiddetta sinistra politica e sindacale) totalmente allineate con i piani di ristrutturazione capitalistici e a tutte le misure decise dai governi borghesi. Parallelamente la galassia del cosiddetto “sindacalismo di base”, vittima di un approccio settario e minoritario, fatica a schierarsi apertamente e senza condizioni con le lotte reali (partendo cioè dalla realtà e dalle sue potenzialità, piuttosto che dalla loro presunta o reale arretratezza coscienziale). Si animano così percorsi settari e divisionisti che prendono le distanze dal movimento popolare contro il green pass (se non addirittura sostenendo apertamente l’obbligo di un vaccino COVID-19 sperimentale), e persino un certo imbarazzo ad appoggiare le lotte operaie di fabbrica a causa dell’egemonia di rappresentanza ancora esercitata dagli apparati confederali”.
“Tale scenario – conclude la nota – chiama ad uno sforzo concentrato e permanente di mobilitazione, a partire dai luoghi di lavoro, capace di animare una seria controtendenza che, a partire da una lotta intransigente contro ogni forma di sfruttamento e discriminazione e, conseguentemente, per l’abolizione del “lasciapassare sanitario”, metta al centro una piattaforma politico-sindacale essenziale”.
Le rivendicazioni dei Cobas
Opposizione radicale a tutti i licenziamenti; rivendicazione del pagamento del salario pieno; indicazione di lotta attraverso presìdi e picchetti permanenti e, ovunque sia possibile, dell’occupazione in tutte le fabbriche soggette a chiusura
Rivendicazione di un salario minimo intercategoriale di 1500€ mensili da inserire nella prospettiva della lotta sistematica alla disoccupazione e alla precarizzazione crescenti, attraverso la riduzione progressiva dell’orario di lavoro
Mobilitazione permanente a salvaguardia della sicurezza e della salute sui posti di lavoro, dove continua incontrastata la strage di operai (3 milioni di morti all’anno su scala mondiale, solo per “incidenti” ufficialmente censiti sui posti di lavoro)
Abolizione del lavoro precario, interinale e dei subappalti che, oltre a contribuire a compromettere ulteriormente la sicurezza sul lavoro, sono elementi di divisione ed impoverimento dei lavoratori stessi
Abolizione del Green-pass e di qualunque mezzo di discriminazione nei luoghi di lavoro e ovunque in quanto strumento di controllo e repressione sociale.
(Foto d’archivio Savinimages ©)